venerdì 8 aprile 2011

Piccole donne crescono

Vorrei dedicare un pensiero volante a una cara amica che si è appena tuffata nel web. Il suo blog, mavieenvrac.com, è una dichiarazione d'amore verso il mondo del fashion. Conosco l'autrice fin da quando era bambina e cercava di intrufolarsi nelle conversazioni di noi adolescenti problematiche, suscitando le ire della sorella maggiore (e di quelle 'acquisite').

Sono passati oltre 10 anni (e forse non dovrei dirlo) e quella bambina cerca ancora di intrufolarsi nei nostri incontri, solo che, quando ci riesce, ti regala quella chicca in più di stile. E tu capisci che è diventata grande.

lunedì 21 marzo 2011

Fratelli (e sorelle) d'Italia

E' ufficiale: credo di aver creato un mostro! Si può dire che io l'abbia partorito con la mente e sia stata gli ultimi 17 anni e 6 mesi in attesa di vedere maturare i frutti del mio diabolico indottrinamento. Poi, quando meno te lo aspetti, una sera come tante, una sera come questa, arriva la conferma.

F: oddio aspetta, ti devo dire questa stra veloce
M: spara
F: dovevamo trovare un libro/poesia/canzone che parlasse di londra per inglese; io ovviamente non l'ho fatto perchè mi sembrava una lavoro inutile e quando è toccato a me....
M: ah beh
F: il genio del male ha preso il sopravvento
M: quindi?
F: ho inventato una storia con libera ispirazione a pochaontas! titolo del libro: london in your eyes autore: John Smith
M: ((rofl)) e ti ha sgamato?
F: ma va laaaaaaaa... era stra convincente nonostante le mie compagne ridessero cercando di farmi sgamare
M: sei il mio mito!

Chi non ha fratelli/sorelle non può capire.

Essere dall'altro capo del mondo con tua sorella chiusa in un camerino che ti manda gli mms dei vestiti che si prova.

Ascoltare tua nonna che ti racconta come ha trasformato degli gnocchi in focaccia (1h di racconto) e scoprire a posteriori che, per non dormire, ci stavamo facendo lo stesso viaggio in 3.

Dire "Mi annoio, ci travestiamo?"

Sentirsi dire: "Dai creiamo???"

Conoscere a memoria Il Re leone.

Portarle le bustine di zucchero con Coco Chanel, anche se da 20 anni tu porti il segno dei suoi canini sulla spalla destra.

Pensare che, anche se da soli si stava da dio, senza di loro ti saresti persa il più bello!

domenica 13 marzo 2011

Chi di dispetto ferisce...

Qualche giorno fa, in radio, si parlava di dispetti che le donne hanno dovuto subire dagli uomini. Insomma, una roba protofemminista post 8 marzo.
Tra le tante, una ragazza ha telefonato, dicendo che la sua vita è stata segnata dalle continue angherie che i due fratelli maggiori le hanno fatto e continuano a farle scontare fin dall'infanzia, ultima in ordine, l'averle gettato addosso un gatto precedentemente bagnato!

Cioè, voglio dire, notate la cattivera: già se ti lanciano un gatto in faccia c'è da immaginarsi che il povero felino sia tutt'altro che socievole. Poi se gli si fa un bel bidet totale...questa è cattiveria cruda!

Allora ieri sera ho pensato: vediamo se anch'io riesco ad escogitare uno scherzetto fastidioso che non implichi violenza alcuna sugli animali, ma che riscuota lo stesso successo del gatto docciato.

Così, dopo averci pensato quei due minuti, ho aspettato che la mia vittima (indovinate chi) andasse in bagno e mi sono acquattata dietro alla porta. Non appena ho sentito che cominciava a fare pipì sono piombata nella stanza urlando che quella era una prova di resistenza e che doveva riuscire a urinare con me che lo scuotevo e percuotevo.

Una demente insomma!

Devo dire che il risultato, in termini di fastidio, è stato sorprendente: la vittima era disperata, sull'orlo del pianto e, ovviamente, non è più riuscita a fare pipì!

Purtroppo però, siccome queste storie hanno sempre una morale, il mio Dio mi ha punita e questa notte, alle 4, mi sono svegliata con la brutta sensazione di dover fare pipì salvo poi non avere effettivamente questa urgenza! Che incubo, non ho più dormito....

Quindi, a questo punto, qualcuno può suggerirmi  un'altro scherzetto che magari non abbia troppe controindicazioni inconsce per la sottoscritta?

domenica 6 marzo 2011

A Carnevale ogni sfiga vale!

Attenzione: vi comunico che IlMinkio sta tentando di convincermi che la svolta alla nostra domenica di fancazzismo è andare al carnevale di Persiceto! Poverino, in fondo lo capisco: non è da tutti avere dei genitori che, a 4 anni, ti portano al carnevale di Berra, spacciandolo come la-vera-figata-della-domenica-pome e permettere che, in così tenera età, il pargolo sia inevitabilmente ed inesorabilmente segnato da tale episodio di sfiga suprema!

In tutto questo, c'è che mi sono ricordata che è carnevale, una festa che puoi apprezzare solo fino alla quinta elementare, quando, dopo l'intervallo, non si fa più lezione e ci si strafoga di schifezze fritte, sperando che il compagno cretino non si sia munito di fialette puzzolenti, strategicamente piazzate nel tuo astuccio (no, non preoccupatevi, almeno questa l'ho scampata!).

Io, a carnevale, ho sempre convinto la BigLuis a cucirmi estrosi vestiti, disegnati da me e, ve lo dico, sono riuscita a rendere fashion, persino la maschera di papera che mi appiopparono un'anno alla recita dell'asilo!

Bene, l'altra mattina, nel perenne ritardo che accompagna la nostra sveglia-colazione-lavaggio-vestimento-trucco e operazione filo interdentale (perchè lui non è abitudinario, nooooo...), discutevamo della peggiore esperienza carnevalesca che ci è mai successa. Giudicate voi:

(Morfena): In quinta elementare, tutta la mia classe decise di festeggiare il carnevale allo SkyLab di Tamara (già qui, il livello di sfiga si impenna) per cui decisi che cotanta botta di vita meritava il confezionamento di un abito ad hoc. Proposi quindi a mia madre di cucirmi un vestito ispirato alla principessa Jasmin de Le mille e una notte, perchè:

a) la mia carnagione (perenne oggetto di scherno) sarebbe stata per una volta perfettamente contestualizzata

b) avrei avuto la pancia scoperta, giocando così la carta della seduzione con un ragazzetto che amavo segretamente da tipo 5 anni

Il giorno della festa ero felicissima: i pantaloni azzurri con velo blu, il top tuttotempestatodipietrepreziose, le ballerine argentee e lei, la mia panza in bella vista!

Non faccio in tempo a scendere le scale che la BigLuis sbotta: "Ma secondo te, puoi uscire con la pancia scoperta? Ma guarda che ti caghi addosso!!!".

What a delusion quando mi costrinse a indossare, sotto il top, una magliettina di lana bianca, di quelle che avevano il colletto un po' alto, e mi facevano sembrare un'idiota patentata! Insomma, arrivata alla festa, dopo un paio d'ore stavo morendo dal caldo e ottenni il permesso di liberarmi di quello scafandro unguardable e sfoggiare il mio ventre piatto di decenne in tutto il suo splendore.

Risultato? L'aver indossato la maglietta della salute aveva già indelibilmente compromesso la mia credibilità, nessuno mi si filò di pezza e la sera, tornata a casa, la trascorsi su wc a scontare le schifezze fritte del mattino e lo schock termico del pomeriggio!

(IlMinchio) Quando il Lui aveva circa 10 anni, decise di trascinare il suo amico A. in una gara di travestimenti per il carnevale organizzato da un qualche oratorio vicino casa (attenzione: discoteca io - oratorio lui...non vorrei influenzare il giudizio, però...). Complice un precoce british humor che ancora caratterizza i due, decisero di travestirsi da becchini! ora, immaginatevi due ragazzetti, vestiti tutti di nero, con le facce bianche, dotati di piccola bara con bambolotto rubato alla sorella che si presentano sul santissimo palco dell'oratorio, l'uno a perorare la beltà del loro look, l'altro munito di metro con cui prendeva le misure al presentatore per la costruzione del suo sarcofago!

Uno show imperdibile: i due erano certi di avere la vittoria in pugno. Al momento della premiazione, già col primo piede sulla scaletta che li avrebbe condotti sul palcoscenico, la voce al microfono decretò la vittoria "di uno stupido bambino di 3 anni, vestito da Pierrot che uhhh come era carino. Faceva cagare, nessuno ci ha capiti!".

Quindi, che dite, a chi tocca il crostolo d'oro per il peggior trauma carnevalesco? E voi, avete qualche docu-sfiga da martedì grasso che sentite l'esigenza di condividere?

giovedì 17 febbraio 2011

Orgoglio Sanremo: l'Odi et amo per Morandi e Co.

Il 21 febbraio 2000, al teatro Ariston di San Remo, aveva luogo il 50° Festival della canzone italiana. Il 21 febbraio 2000, al Burger King di Baker street, Londra, la qui presenta batteva due Double Whoopa with cheese in cassa. Quel giorno, in quel momento, decisi che mai più avrei perso un Festivàl (come lo chiama Pippo) e che nessuno avrebbe mai più dovuto soffrirne la lontananza, come me.

Vorrei dire che ho deciso di raccontarvi giornalmente le mirabolanti avventure della squadra morandiana, ma...ragazzi, avete visto da quanto tempo che non scrivo? Ci sarà un motivo no?

Troppi lavori, troppo pc, troppa pigrizia ma poca tuta quindi ispirazione ai minimi storici e urticante reazione a ciò che differisce dalla penna, inchiostro e calamaio. Ma va bene così, bisogna allontanarsi un po' per poi rinnamorarsi ed eccoci qui.

Devo dire che alcuni di voi mi hanno reclamata e fa sempre un certo effetto quindi, non potendolo fare per LaCri, che c'ha il satellite, lo farò per Giacomuzzo from Talibaniland che, anche se in condizioni normali non lo farebbe, ora sono certa agogni anche una lettura sul Festivàl!


E parliamone allora di questo Sanremo, mica della musica però, che insomma è un po' così, ma della ritualità pre carnevalesca, del vecchiume italiota che alla fine ci piace tanto, dello stereotipo anziano-tra-gnoccolone che ormai si aggiunge a spaghetti, pizza e mandolino nel trittico tricolore.


Insomma, io non mi vergogno affato di confessarvi che amo Sanremo in tutta la sua tamarraggine e nella sua eterna capacità di farmi sognare che "un giorno anche io, se mai potrò, con quei vestiti Dior lassù..."


Chissà in quanti avranno capito questa citazione musicale, tanto per restare in tema...


Comunque, la prima serata del Festivàl mi prudevano le mani e Oddio quanto ho invidiato quelli della sala stampa che avrebbero potuto vomitare la loro riserva annuale di bile sulle pagine dei loro giornali! Invece io, sul mio divano, col povero Minkio che si è pure sforzato di vederne 30 minuti insieme, ma di fronte a Patty Pravo versione sposa cadavere non ha retto e si è dato al golf on line (ditemi poi voi chi è più vecchio!).


Io invece ho resistito, aspettando pure le pubblicità per andare a fare pipì, ma che dire: ah-ah-ah-ah-ah-ah- Delusion! Leggetela così http://www.youtube.com/watch?v=21VbKgOM0gg


Morandi imbarazzante non sa gestire nemmeno i ritardi nei lanci pubblicitari, Luca e Paolo imbavagliati (per fortuna non troppo) e le due sguègne che...mah...ditemi voi da dove volete che cominci.


Entrambe vestite di quell'eleganza vecchia, tanto per stare sul sicuro, che mai e poi mai celerà l'incelabile. Belen che ogni 3x2 salutava il babbo, la mamma, la sorella (Arcore's girl???) perchè la famigghia è importante anche per me che sono una z...


Quell'altra, evidentemente dopata, più spigliata, certo, ma qualcuno le può spiegare che non è più sul bancone di striscia?


Che dirvi però, questa sera ci cascherò di nuovo, perchè sono una masochista, amo il vecchio e il rassicurante, il rito, la fiction, la rappresentazione surreale dell'italianità.


In fondo diciamocelo, è come guardare Un posto al sole con vestiti più figosi!

mercoledì 12 gennaio 2011

La guerra tra poveri

Al liceo, la prof di italiano che ci seguì per tutto il triennio conclusivo, si presentò a noi con un biglietto da visita di grande simpatia: un 5 di default a tutta la classe che, evidentemente, nel biennio precedente, era riuscita a corrompere in toto l'intero corpo docente, con una padronanza della lingua italiana, scritta e parlata, che superava abbondantemente la sufficienza.

Di fronte a questa anomalia, che andò avanti per mesi, la classe era sconvolta e muta davanti all'insegnante, ma altrettanto incazzata e urlante nelle assemblee.

Un giorno, la solita cretina (cioè io) decide di affrontare la prof, chiedendo spiegazioni, convinta che la classe l'avrebbe sostenuta, nel totale interesse di tutti. E non me l'ero inventata io il sostegno, la solidarietà...Ognuno di loro aveva dato la sua parola.

Perfino le mie più care amiche che a pensarci ancora oggi, dopo 15 anni...

A quanto pare però viviamo in un paese in cui la parola data non ha poi così tanto peso, perchè quella mattina in cui la cretina decise di parlare a nome di tutti, nessuno pronunciò un sibilo di sostegno, di solidarietà.

Io non so molto della questione Fiat a Mirafiori, ma quel tanto che basta per capire che c'è ben poca differenza con una classe del liceo. La mia, o una qualunque. Si è innescata una vera e propria guerra tra poveri: preferite la tranquillità della rassegnazione, senza sforzarvi di capire e migliorare le cose, o esporvi in prima persona con le conseguenze che potrebbero esserci?

E voi operai, che fate, preferite un lavoro di schifo o non lavorare affatto?

Conosco tante persone, fuori dalle fabbriche, dentro uffici più o meno di rispetto (apparente) che vivono quotidianamente la stessa scelta. Io stessa l'ho vissuta. Eppure non ci vuole molo a capire che se ti fanno lavorare in uno scantinato puzzolente dove non filtra la luce del sole, se ti pagano due lire e ti dicono che la nuova frontiera è la libera professione, quindi nessun contratto, nessuna firma, che se l'offesa personale, lo sminuimento, il ricatto diventano atteggiamenti all'ordine del giorno, in un posto così può solo finire male.

L'unica salvezza è il gruppo compatto, i colleghi, quelli con cui ci si copre a vicenda per un ritardo, un compito non fatto, con cui ci si rifiuta di accettare certe imposizioni, brutture umane, prima ancora che professionali.

Eppure...eppure il dividi et impera alla fine fa capolino e basta uno solo che si tira indietro per innescare quella crepa che farà crollare il muro.

Ci si autoconvince che non si può trovare di meglio, perchè di meglio non esiste. Te lo fanno credere e tu resti lì, senza neanche tentare.

E invece sapete cosa vi dico? Che tentare ne vale sempre la pena. Anche se la prof te lo farà scontare fo-re-ve-r, anche se per il nervoso ti verrà da piangere e, ricordandolo, penserai "che gran figura di merda!", anche se scappando da un letamaio finirai in un posto ancora peggiore. Di positivo ci sarà che avrai imparato a correre, e allora chi ti ferma più!.

lunedì 3 gennaio 2011

La consolazione degli avanzi


Ecco, le feste sono finite e ci lasciano così, con la panza piena e un senso di vuoto alla bocca dello stomaco. Perché è come se l’inizio di un nuovo anno debba per forza coincidere con un non ben precisato cambiamento. Si pensa sempre a cosa ci aspetta di nuovo e non si presta attenzione a ciò che invece ci si porta dietro di vecchio.

Vecchio non è necessariamente brutto. Pensate agli avanzi del cenone. Io adoro mangiare gli avanzi perché mi danno sicurezza. Sicurezza della loro bontà (li ho già mangiati), della loro praticità (non devo prepararli, sono già lì!), della loro intimità e quindi della mia (non li condividerò con altre persone di fronte a una bella tavola imbandita per la festa, ma immersa nella mia tuta, sul divano, guardando la carrellata televisiva natalizia).
Amo gli avanzi e il loro rendersi cibo semplice dopo che hanno vissuto il loro momento di gloria in un piatto ben presentato e servito.

Li amo perché anche se li mangio il 1 gennaio non hanno la pretesa di essere qualcosa di nuovo ma, al contrario, mi ricordano del giorno prima, dell’anno prima.

La crosticina sulla pasta riscaldata è come uno strato di pelle in più, una scorza di vissuto che portiamo nel futuro.