lunedì 3 gennaio 2011

La consolazione degli avanzi


Ecco, le feste sono finite e ci lasciano così, con la panza piena e un senso di vuoto alla bocca dello stomaco. Perché è come se l’inizio di un nuovo anno debba per forza coincidere con un non ben precisato cambiamento. Si pensa sempre a cosa ci aspetta di nuovo e non si presta attenzione a ciò che invece ci si porta dietro di vecchio.

Vecchio non è necessariamente brutto. Pensate agli avanzi del cenone. Io adoro mangiare gli avanzi perché mi danno sicurezza. Sicurezza della loro bontà (li ho già mangiati), della loro praticità (non devo prepararli, sono già lì!), della loro intimità e quindi della mia (non li condividerò con altre persone di fronte a una bella tavola imbandita per la festa, ma immersa nella mia tuta, sul divano, guardando la carrellata televisiva natalizia).
Amo gli avanzi e il loro rendersi cibo semplice dopo che hanno vissuto il loro momento di gloria in un piatto ben presentato e servito.

Li amo perché anche se li mangio il 1 gennaio non hanno la pretesa di essere qualcosa di nuovo ma, al contrario, mi ricordano del giorno prima, dell’anno prima.

La crosticina sulla pasta riscaldata è come uno strato di pelle in più, una scorza di vissuto che portiamo nel futuro.

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